I disperati nel melodramma dell'Italia postunitaria

I disperati nel melodramma dell'Italia postunitaria

di Elisa Lucarelli

Il corso di un fiume che si dirama, un angelo impiccato nella Cappella degli Scrovegni, una donna che piangendo cade ai piedi del crocifisso e un uomo che urla nel bel mezzo di una piazza abbandonata. Cos’è la disperazione, come è cambiato il suo significato nel tempo? Un’analisi etimologica, antropologica, musicologica in una storia di abbandono e differenze, quelle differenze tra vincitori e vinti, tra ricchi e poveri spiantati, tra benestanti e contadini che all’alba dell’Unità d’Italia “scrittori salariati tentarono d’infangare col marchio di briganti” (A. Gramsci), tra ‘Paese legale’ e ‘Paese reale’, tra Nord e Sud (qualcosa è forse cambiato?). Una storia, quella dei “dispirati”, che ha dato origine al cosiddetto ‘melodramma plebeo’, a quella dolceamara poesia nata da un cumulo di stracci dal sapore troppo politico per durare a lungo e per la quale deve calare “rapidissimamente la tela”.

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